“Questo spazio, questa luce variabile, questo ritmo delle colline che s’inseguono è una specie di grammatica del subcosciente che però ora viene alla luce. Tutto mi chiama qui, perché qui siamo al massimo della solitudine, ma anche dell’opportunità più autentica di colloquio.
Opportunità autentica di colloquio. Mario Luzi sapeva bene di cosa parlava nei suoi scritti della sua cara Pienza. Qui si svolge la più spontanea e sincera attività di confronto e colloquio. Ogni giorno nella piazza principale, nelle sue vie e nei suoi chiassi si mettono in scena le più normali e affascinanti sceneggiature quotidiane.”

E’ ormai inconscia negli abitanti di questi luoghi, la propensione, l’attitudine e in un certo senso la necessità di riunirsi per parlare ma anche, e soprattutto, per ascoltare.
Da qui l’idea dell’auditorio. Auditorio: insieme di persone che stanno ad ascoltare. E’ così che si riporta al centro di questa dialettica sociale l’uditore e non solo l’oratore. Sono gli spettatori stessi a costituire l’auditorio e divenirne parte.
Il lotto di progetto, poco lontano dal centro storico, si manifesta come un vuoto in una maglia fitta di abitato, in prossimità delle mura cittadine. Una sorta di respiro al costruito che lo lega a qualcosa di lontano: il Duomo.
Infatti, osservando la geometria dello stesso, ci si accorge che il prolungamento del suo asse longitudinale taglia perfettamente l’area di progetto generando un’interessante direttrice che mette in connessione i due grandi spazi dedicati alla celebrazione sacra da una parte, profana dall’altra.
Da qui il concept progettuale, un’ellisse perfettamente inscritta nella geometria del Duomo si colloca esattamente in asse con lo stesso e ad esso si rivolge. Dal duomo nasce e si genera, un embrione della costruzione più grande e magnifica del paese.
I due elementi, così connessi dalla loro linea generatrice sembrano rivolgersi l’un l’altro in una sorta di dualismo tra la città vecchia e la nuova edificazione.
Una sorta di tensione che compatta l’abitato, il nord e il sud, l’inizio e la fine.
L’elisse, che ospiterà l’auditorium, viene concettualmente estrusa verticalmente e tagliata attraverso due piani inclinati paralleli tra loro, operazione che configura a terra l’accesso al pubblico e dall’altro lato una copertura inclinata verso sud per i pannelli solari.
Al volume principale così generato se ne accosta poi un secondo per le funzioni di appoggio all’auditorium: caffetteria, biblioteca e servizi.
Ad est dei volumi prende forma il parco pubblico, in posizione opposta rispetto al parcheggio preesistente che diviene l’accesso pubblico all’auditorium.
Per quanto riguarda l’aspetto esteriore dell’auditorium esso, superata la questione puramente formale e volumetrica, trova riferimenti con il contesto storico pientino, in particolare con la suggestiva Cava Barbieri.
Questa si colloca poco fuori dal centro storico, al di sotto del viale panoramico di Santa Caterina.
Negli anni 60-70 le attività di estrazione del tufo alla cava erano a pieno regime e gli operai lavoravano per estrarre la famosa arenaria gialla tipicamente utilizzata per la costruzione della maggior parte degli edifici del borgo. Alla cava, il taglio di blocchi di arenaria aveva portato alla luce una stretta fenditura che dalla sommità raggiungeva quasi il piano di lavoro: da essa erano emersi quelli che a primo avviso erano apparsi subito come resti umani, di epoca indefinibile.
Ben presto studiosi e archeologi si resero conto che quelle tracce nascondevano un consistente bagaglio di reperti archeologici che anni di scavi poterono attribuire a resti di una struttura megalitica risalente al neolitico e all’età del Bronzo.
La cava non riprese mai l’attività estrattiva ma diventò scenario di minuziosi scavi archeologici che portarono alla luce uno dei più ricchi siti archeologici del neolitico del versante tirrenico toscano.
La texture del giacimento abbandonato è ancora oggi fascino puro, segni orizzontali e tagli verticali che creano una sorta di trama prodotta non tanto dall’aggiunta e dalla stratificazione, quanto dalla sottrazione di materiale.
A partire dalla texture della cava abbiamo pensato di ricreare e celebrare questo momento così importante per la scoperta di una Pienza nascosta, inedita, trasferendolo al progetto dell’auditorium e, in particolare, al trattamento del suo involucro.
Partendo da un fronte pieno è stato preso un modulo di riferimento che potesse guidare la partizione verticale con logica e proporzione. Dalla griglia, sottrazioni verticali di diverse dimensioni hanno dato vita al gioco tridimensionale che caratterizza la facciata.
Così come avvenuto nella cava l’idea è stata quella di togliere anziché aggiungere, di sottrarre anziché addizionare.
Il volume è una costruzione in cemento grezzo, gettata su un particolare cassero in legno dotato di listelli in spessore di diverse dimensioni. Il cemento proposto offre la possibilità di connettere la cromaticità della pietra arenaria (riprodotta grazie all’utilizzo di pigmenti naturali addizionati in pasta) alla plasticità di un materiale così resistente e versatile.
Tolto il cassero quello che ne rimane è una sorta di texture in negativo, un gioco di pieni e fenditure prodotte dalla sottrazione dei listelli.
Alcuni di questi tagli rimangono superficiali altri, i più profondi, attraversano la cortina da arte a parte offrendo la luce naturale allo spazio centrale della costruzione.
Come alla Cava Barbieri le fenditure hanno fatto luce sulla storia, sulla cultura, così i tagli della facciata dell’auditorium, si aprono sul cuore del progetto, l’auditorio, la sala per ascoltare, per osservare, per godere di arte e cultura.
Il volume secondario, dove si collocano la libreria e la caffetteria, si concretizza invece in un parallelepipedo con struttura puntuale a pilastri metallici e tamponato tramite vetrate continue al fine di rafforzare il rapporto tra esso e il parco pubblico con esso confinante. Le vetrate sono inoltre schermate dalla luce solare tramite una serie di lamelle in alluminio che variano la propria angolazione a seconda dell’esposizione e della funzione ospitata all’interno del volume. Se sul lato sud che ospita la libreria sono perfettamente parallele alle vetrate, al fine di proteggere dall’irraggiamento solare, sul lato nord, dalla parte della caffetteria, sono invece perpendicolari per massimizzare l’ingresso di luce naturale. Rimangono infine oblique lungo tutto il lato Est al fine di filtrare l’ingresso della luce naturale ottimizzando l’illuminazione naturale all’interno della libreria.



info

tipologia

Concorso – auditorium Pienza

localizzazione

Via Mario Mencatelli – Pienza – SI

dati dimensionali

800 mq circa

scheda partecipanti

committente

Comune della Città di Pienza

progetto architettonico

Massimo Zanelli

collaboratori

Ambra Maramai, Andrea Fiorini,
Emiliano Bruscoli, Martina Benossi